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ALTRI DUE MILITARI MORTI BRUCIATI IN CELLA DI PUNIZIONE IN VENEZUELA

Di Barbara Bessone

15.03.05 | Dopo una settimana di agonia sono morti altri due soldati venezuelani uno di 19 e l'altro di 20 anni, a causa di gravi ustioni provocate dall'incendio della cella di punizione nella quale erano reclusi. I loro corpi avevano un 60% di ustioni di 3° grado e un 25% di 2° grado oltre che gravi lesioni respiratorie.

Anche in questo caso il tutto è circondato da un grande mistero e le cause dell'incendio, come al solito, vengono definite 'strane'. Raul Royett, padre di uno dei due militari morti lunedì, ha dichiarato: "Non è possibile che mio figlio si sia arruolato come volontario ed ora il paese me lo restituisce morto. Non siamo d'acordo che gli pratichino l'autopsia perchè sappiamo già chi sono gli assassini, l'unica cosa che vogliamo è che si vada fino in fondo e si trovi la verità di tutto ed i responsabili paghino per quello che hanno fatto". Il 30 marzo 2004 in una cella del Forte Mara nello Stato Zulia, otto militari erano rimasti gravemente feriti con ustioni di 2° e 3° grado su quasi tutto il corpo e gravi lesioni polmonari provocate da un incendio scaturito nella loro cella. Non si trovavano le chiavi per aprire il lucchetto che teneva chiusa la porta della cella.

Il 4 aprile 2004 il Presidente Chavez dichiarava, durante uno dei suoi interminabili programmi tv : Alò Presidente!, che le ustioni riportate dai militari erano lievi. Poche ore dopo moriva il soldato Bustamante. Dopo di lui morì un'altro dei militari, Ciro Petreañes.

Il caso di questi otto militari aveva creato uno scandalo nel paese e si sperava che la notizia avesse ripercussioni all'estero ma così non è stato purtroppo. Probabilmente l'attenzione del mondo era tutta rivolta verso altri drammi sicuramente molto gravi. Sta di fatto che molte cose strane sono accadute in quell' occasione. I militari feriti sono stati trasferiti a Caracas all'Ospedale Militare Carlos Arevalo quando a Maracaibo, città dell'accaduto, c'è l'Ospedale Coromoto che ha l'unita ustionati più importante dell'America Latina.

Prima di morire Pedreañes aveva rilasciato una dichiarazione registrata al suo avvocato nella quale affermava che l'incendio era stato provocato dall'esterno con una specie di lanciafiamme mente invece la versione delle Forze Armate è stata che l'incendio era stato provocato dall'interno, probabilmente da una sigaretta. Inoltre, una volta estratti dalla cella, i militari hanno dovuto aspettare oltre mezz'ora prima di ricevere cure mediche.

Pochi giorni dopo l'accaduto il Generale Uson, durante un'intervista, aveva fatto una descrizione tecnica di quello che poteva essere accaduto, tenendo conto delle dichiarazioni rilasciate da Pedreañes e per questo ora deve scontare 5 anni e 6 mesi di reclusione, perchè apparentemente le sue dichiarazioni sono state considerate 'offensive e dannose' per le Forze Armate venezuelane.

Ma questi non sono gli unici casi di giovani soldati bruciati nelle carceri militari venezuelane. Il 30 gennaio 2001 il tenente dell'Esercito Alessandro Sicat Torres si presentò nella cella di punizione della 75 Brigata di Cazadores, in Maturin, Stato Monagas, dove erano reclusi tre soldati. Li cosparse di una sostanza infiammabile e gli diede fuoco. Uno di loro, Josè Febres morì. In quella occasione il tenente Sicat fu condannato. A quanto pare questa è una pratica molto in uso nelle F.A. venezuelane così come castighi di altro genere ad esempio nell'aprile del 2004 è morto un'altro soldato a causa di percosse in testa ricevute quando lo stavano obbligando a immergersi in acque di fognatura come castigo per essere rimasto addormentato.

La differenza in questi casi è che in quello accaduto nel 2001 c'è stato un colpevole ed è anche stato punito. Negli altri casi invece tutto è avvolto da grande mistero e da fatti a dir poco dubbi. Ma non c'è da stupirsi che tutto questo accada nella Venezuela di oggi perchè sappiamo ormai che l'impunità verso chi commette crimini è a livelli mai visti prima mentre invece si arrestano e condannano persone per reati molto meno gravi che l'omicidio.

Si potrebbe affermare che in Venezuela la giustizia non è bendata: è strabica!

C'è da chiedersi però: quand'è che gli organismi internazionali, difensori dei Diritti Umani, interverranno e denunceranno "a gran voce" le tante violazioni che si stanno commettendo in Venezuela? Quanti morti ci vorranno ancora?



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